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Stiamo
cambiando? Italia, bella addormentata Alle
Georgetown University, di Washington, il premier Matteo Renzi ha descritto
l’Italia come una bella addormentata da troppo tempo, che ora grazie al suo
governo, si sta svegliando. A sua volta, il ministro dell’Economia Padoan ha
ammesso con pudore che la crescita del Paese è
ancora piccola cosa, ma confida che potrà aumentare e chiesto alle imprese
americane di investire in un’Italia finalmente è cambiata. Belle parole se
non fossero messe in questione dalla relazione dei
tecnici del Senato, per i quali analizzando il Def del governo, le cose
sembrano essere sempre le stesse, ben poco incoraggianti. L'uso del
“Tesoretto” che il governo ha pronosticato e le mancate riforme incideranno
pesantemente sul bilancio dello Stato. Per non parlare delle privatizzazioni
insufficienti. Invece di incidere per uno 0,7 della spesa, si limiteranno
allo 0,4, sempre che non ritardino ancora. Preoccupa poi mancanza di alcuni
decreti che dovrebbero attuare le norme contenute nel Jobs Act relative al
tax credit per le donne e alla cessione delle ferie tra colleghi. Se stiamo
ai tecnici del servizio bilancio del Senato, il percorso di discesa del
debito pubblico non è completo e sarebbe utile che il governo dettagliasse
meglio i grafici con i dati in corrispondenza dei singoli anni considerati,
quando invece si è limitato a riportare “unicamente due grafici che
illustrano il sentiero di aggiustamento e la regola del debito nello scenario
tendenziale e in quello programmatico”. Mai lo Stato non attuasse
le riforme concordate con Bruxelles, la deviazione temporanea dall'obiettivo
di medio termine d'indebitamento netto prevista dalla cosiddetta clausola di
flessibilità sulle riforme, “non sarebbe più garantita”. Da qui il timore di
una correzione dell'indebitamento netto strutturale dello 0,5% a fronte dello
0,1% previsto, per riportare il pareggio del bilancio strutturale al 2016.
Tale correzione, pari a 0,4 punti di Pil, comporterebbe una manovra di circa
6,4 miliardi di euro. Dulcis in fundo le “ Roma, 17 aprile 2015 |
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